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So di essere già intervenuto sul tema, ma, scusate la schiettezza, mi sembra di essere in un mare di ipocrisia. Provo a spiegarmi. Leggo che qualcuno rivendica il diritto ad avere prezzi onesti e più umani, chi dice di focalizzarsi solo sul contenuto e non sul contenitore, che parla di filantropia. Fatto sta che oggi fumetti prima edizione e in buone condizioni oppure le semplici ristampe hanno valore pari a 0. Eppure rimangono spesso sui banchi di mercatini e fiere, in favore di una ricerca spasmodica della massa di collezionisti del pezzo in stato edicola in su. Non si accettano più restauri, pieghette, scollamenti di costola, imbrunimento carta e via dicendo. Ovviamente negli anni 70 si accettava di tutto. Le condizioni erano secondarie. Oggi, ricercando pezzi straperfetti e freschi, risulta normale che l’offerta sia risicata, e chi ne entra in possesso possa vendere il prodotto a un prezzo alto con la consapevolezza di riuscire a cederlo in breve tempo (è la legge del mercato). Alla luce di ciò, si comprende che esistono ancora oggi (come per altro negli anni 70 e successivi) strade anche economiche per collezionare, ma che spesso non vengono neanche prese in considerazione perché, diciamocelo, avere in biblioteca fumetti vissuti, con coste imbrunite e magari rotte, non piace più a nessuno.
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