| Impazza sui social il dibattito sul monologo di Pio e Amedeo, sul peso delle parole insultanti. Grande successo tra il pubblico di mediaset.
Tra i tantissimi messaggi a commento delle idee espresse, ho trovato pertinente e ben argomentato quello di Aurora Ramazzotti.
Riporto dal Messaggero:
Aurora Ramazzotti interviene nel dibattito sul politicamente corretto sollevato da Pio e Amedeo nell'ultima puntata di Felicissima Sera su Canale 5. La Ramazzotti ha seguito la puntata per sostenere il papà Eros Ramazzotti e poi è incappata nel monologo sulle N Word e il politicamente corretto che, a detta del duo comico, avrebbe stancato: l'uso di parole come neg*o e froc**o dipenderebbe solo dalle intenzioni, questa la battaglia portata in prima serata. Aurora ha replicato così: «Questa cosa che si continui imperterriti ad avere la presunzione di decidere cosa sia offensivo che una categoria di cui non si fa parte e e di cui non si conoscono le battaglie, il dolore, le paure, il disagio, la discriminazione, rimane a me un mistero irrisolvibile. Mi dispiace ma dovevo dirlo. Fare distinzione tra l’eccesso di “politicamente corretto” (che infastidisce anche me) e l’uso di parole che hanno assunto connotazioni prettamente spregiative e discriminatorie è d’obbligo. Si parla di ‘intenzione’ buona o cattiva ma oggigiorno utilizzarle (in televisione poi) diventa già l’intenzione sbagliata. Lo si fa ignorando che chi fa parte delle categorie in questione ha espresso chiaramente di non volerle sentire. Perché gli fanno male. Punto»
Per completare il discorso: io ho sempre pensato che se si è genuinamente contro il politically correct lo si deve essere davvero e non solo nei confronti degli insulti alle persone più deboli o discriminate (perché così è facile). Cioè, se posso dire con leggerezza "frocio, culattone, negro", o ridere dei pregiudizi verso gli ebrei (conterebbe solo l'intenzione giocosa, a dire dei due comici, e non la parola in sé).... beh allora la stessa cosa vale nei confronti della misoginia o della religione. Invece i due si sono ben guardati dallo sdoganare ad esempio le bestemmie, magari dette col sorriso di chi "non ha intenzione di offendere".
Intendiamoci: in un contesto di grande amicizia e confidenza ci si può anche esprimere in modo volgare e con termini fintamente offensivi, perché è chiaro ad entrambi i dialoganti che si sta sul piano dello scherzo e una risata spazza via tutto. Ma è corretto estendere questa leggerezza in tutti i contesti, invitando la persona dileggiata a farsi una risata? E' corretto che chi non ha mai subito su di sé il peso di certi insulti vada a spiegare come ci si dovrebbe comportare a chi questi insulti li vive sulla propria pelle? Le persone forti dentro possono anche farsi una risata, buon per loro, ma quelle fragili soffrono, e spesso pagano con danni che rovinano l'esistenza, è un dato di fatto.
|