CITAZIONE (same @ 15/6/2012, 10:20)
Si parla sempre delle stesse cose, trite e ritrite.
Parliamoci chiaro : ognuno compra sempre quello che più lo aggrada al prezzo che ritiene equo : nessuno infatti del spenderebbe 10 volte il valore reale di un fumetto/tavola che non lo appassiona e di cui sa non tornerà più dei soldi spesi.
Forse la verità in cuore di un collezionista è la seguente:compro ciò che più mi piace, escono comunque soldi che avrei potuto risparmiare in quanto il bene non è necessario e quindi mi convinco in fondo in fondo che, nel caso in un futuro avrò bisogno di quei soldi (che avrei dovuto risparmiare ma ho speso per dei fumetti), questi potranno rientrarmi comodamente dalla vendita degli stessi (cosa per altro non sempre veritiera, soprattutto perchè il futuro non è certo roseo sia sul vintage che sul nuovo).
Veramente temo che tu non abbia capito affatto la specifica accezione della mia domanda, e tutte le sfumature connesse al mio ragionamento.
Riguardavano anche il valore che diamo ad un fumetto o ad un libro (che non è necessriamente e solo legato al piacere di possederlo).
Fortunatamente vedo che altri, come JJflash, hanno capito precisamente quanto intendevo domandare, e su quale linea.
Fabio invece scrive sempre di getto, sembra quasi che non legga, forse è per questo che gli scappa quasi sempre almeno una zeta in più!
CITAZIONE (same @ 15/6/2012, 12:17)
Io continuo a pensare che l'attenzione all'aspetto economico sia solo una giustificazione a noi stessi per l'aver speso soldi in cose secondarie...
E chi lo ha detto che sono "cose secondarie"? Che si tratti di svago non ci sono dubbi, ma proprio per questo tiro in ballo la questione della spesa in rapporto a quanto possiamo spendere? Se raccogliamo cose solo perché "ci fanno piacere" il tuo discorso quadra; ma c'è anche un valore culturale, come nei libri, poiché il fumetto non è un oggetto, ma un mezzo di svago, come la narrativa, o altre espressioni artistiche.
Certo, non "primaria", non stiamo parlando di pane, ma l’attuale impronta "commerciale" del collezionismo mi pare lo spinga più verso una idea di "possesso", sembra quasi di giocare in borsa. È questo che intendevo.
CITAZIONE (andreaelle @ 15/6/2012, 13:42)
[…] altra cosa è snobbare il fatto che comunque intorno al mondo del fumetto esiste una rete economica data dai rivenditori, dalle mostre, dalle aste, dai negozi, da internet e anche da noi stessi che compriamo, scambiamo e rivendiamo a volte dei pezzi.
I fumetti sono molti ma ce ne sono anche quotati e costosi per i quali c'è un vero e proprio mercato (con tanto di aste) e francamente ogni volta criticare questo aspetto è veramente incomprensibile, mi sembra l'atteggiamento dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabba...
E infatti io non stavo minimamente criticando il mercato antiquario, quanto piuttosto l’attitudine che posso avere come appassionato, dal momento che mi spinge troppo a preoccuparmi del "possedere" e mi trasforma in una sorta di mercante.
Sembra che con la scrittura elettronica su internet si parta sempre a scrivere senza la benché minima riflessione, lasciandosi trascinare da una linea di discorso che non c'entra niente con la riflessione iniziale proposta (la mia, in questo caso).
Se vi rileggete il post magari riusciamo a trovare un terreno di dialogo fecondo, altrimenti serve a poco scrivere senza avere non dico soppesato, ma spesso a malapena letto (mi ci metto ovviamente in mezzo anch’io: è un male del web, ma bisogna riconoscerlo).
Ah, andreaelle: Riusciresti per favore a separare i tuoi interventi in paragrafi? (vedi Mr.Z: 2 thumbs up!)
Faccio una faticaccia atroce a seguire il filo del tuo discorso in un’unico paragrafo, senza alcuna formattazione!
CITAZIONE (refrog @ 15/6/2012, 15:37)
Per quanto mi riguarda, vi posso dire che secondo me non esiste un modoi giusto o sbagliato di collezionare fumetti o altro, può essere come tutto nella vita un hobby, un lavoro o perchè no, ambedue le cose insieme.
Non ho parlato di "modo giusto o sbagliato" di collezionare, ma di quanto la preoccupazione di supportare economicamente l’interesse possa portare via quantità di tempo e di tante altre cose, falsare la prospettiva della passione che motiva la raccolta, e mandare poi fondamentalmente al diavolo quest’ultima e l’interesse e la considerazione equilibrata del valore delle cose che ci piacciono. Per inciso, i modi "giusti e sbagliati" di fare le cose ci sono eccome, anche se in molte circostanze non vogliamo vederli.