Delle origini del termine "linea chiara", del suo significato e del suo significante abbiamo già discusso in altre circostanze. I massimi punti di riferimento di questa corrente sono Hergé (Tintin) e la sua costola E.P. Jacobs (Blake & Mortimer). Dopo di loro,
tracce di linea chiara sono presenti nello stile di quasi tutti i disegnatori franco-belgi degli ultimi decenni anche se pochi sono rimasti fedeli ai canoni di partenza e molti hanno sviluppato i propri personali stili.
Anche i nostri non sono rimasti immuni al fascino del realismo essenziale come, per esempio, il primo Baldazzini, Marco Nizzoli e Vittorio Giardino.
In pratica, si può definire linea chiara un stile di disegno con tratteggio uniforme e privo di sfumature, mezzetinte e forti contrasti. Il disegno di Pratt dell'ultimo periodo, supportato da forti contrasti di ombre e luci, per quanto essenziale non appartiene alla linea chiara. Il disegno di Moebius, dal Garage ermetico in poi, esplora a fondo le possibilità espressive della linea chiara al punto che Giraud mantiene il doppio pesudonimo di Gir e Moebius per distinguere il tradizionale dal nuovo e sperimentale.
Se dovessi consigliare un approccio alla line chiara, partirei sicuramente da un albo di Tintin del periodo intermedio, come Il tempio del Sole o il Segreto del Liocorno. Se qualcuno storce il naso, gli ricordo che Tintin non è Picchiarello o Soldino ma un Signor Fumetto con un intreccio narrativo e una impostazione grafica senza pari. Successivamente occorre leggere almeno un albo di Blake & Mortimer, il famoso Marchio Giallo oppure L'enigma di Atlantide. Queste avventure, a distanza di anni risultano leggermente faticose da leggere per i pesanti dialoghi e per certi passaggi complessi, tuttavia il ritmo narrativo è incalzante, il suspance è gestito magistralmente e sembra di rivivere l'atmosfera incontaminata di un vecchio film degli anni cinquanta. Se si supera favorevolmente l'impatto Jacobs, si potrebbe proseguire con le Avventure di Max Fridman di Vittorio Giardino (La porta d'Oriente, No Pasaran), un opera più recente ma magistralmente ambientata a fine anni 30.
Tra Jacobs e Giardino ci sta un mondo ma intanto arriviamo qui e poi ne riparliamo.