L' Era dei Bonellidi - Un saggio per Bugs Comics

Non c'è nulla di male a prendere in esame un determinato periodo storico e non tuuuutti i decenni che giustamente ricordate.
Metti poi che di questi altri se ne accenni anche nel libro...
Il senso del saggio è comunque chiaro e ragionevole.

D'accordo, ma non essendoci limiti alle puntualizzazioni potrei aggiungere che il formato 16x21, oggi conosciuto come "bonelliano", che però tecnicamente è il formato quaderno, precede anche Tex Gigante, visto che lo "inventò" Tristano Torelli nel 1949, per le ristampe della sua serie Il Piccolo Sceriffo.
Bonelli iniziò a fare altrettanto per le ristampe di Tex in seguito, a partire dal 1952.
Volendo si potrebbe dire che Tex è un "torellide"...

Eccallà...
Manco il sarcasmo capite...

Guardate che non me ne importa nulla di chi abbia imitato chi...
Tanto ho già capito che per voi tutto è un imitazione di Tex prima e di Dylan Dog poi, quando invece semplicemente avviene che un editore ha avuto maggiore successo di altri ed in conseguenza di ciò un formato normalissimo (ed usato da più soggetti) come quello viene poi etichettato come "bonelliano", mentre tutti quelli che ne fanno un altrettanto libero uso vengono etichettati come "bonellidi", proprio per sottolinearne una sorta di scopiazzatura, presente oppure no.

Potete mettere via i righelli...

Da quel che si capisce il libro parla d'altro, non di tutto ciò che per voi è o è stato o sarà "bonellide".

Detective Dante, David Murphy 911, Nemrod, Rourke, Trigger, San Michele, The Secret, Legion 75, Factor-V, Harry Moon, Davvero, Long Wei, Unità Speciale...

Volendo pure Kerry Kross, Beverly Kerr, Padre Kimberly e Pepper Russell, anche se il loro formato era 15x21 (nota per gli amanti dei righelli).


Guarda che sul personale l'hai messa tu, pensando che quel "tuuutti" fosse una sorta di offesa nei tuoi confronti.
Non lo era.
Il mio sarcasmo è arrivato dopo, come ho già esplicitato.
(I miei non erano "esempi errati", anche perché era solo uno... Era un'estremizzazione...)

Ho capito benissimo quel che affermavi già la prima volta e non serve che lo ripeti per una quarta o una quinta...
Semplicemente non concordo sull'insistenza a sottolineare che il fenomeno di cui parla il libro in verità sia "quello" al quale ti riferisci tu.

Esiste uno solco tra gli anni in cui vari soggetti usavano quel formato, prima, durante e dopo Tex e co., e gli anni di cui tratta il libro.
Per buona parte degli anni '80 c'è stata una penuria di fumetti popolari distinti dai bonelliani con quel formato: perlopiù restava qualche pocket, ma soprattutto c'erano le riviste.
Invece il periodo individuato dal saggio parrebbe un altro, ovvero quello nel quale vi è stata una vera e nuova "invasione" di produzioni simili nel formato e nella formula, ma alternative alla Bonelli.
Chiamalo se vuoi un ritorno dei bonellidi, ma quello è.

Se poi qualcuno desidera anche un saggio sui "bonellidi anni '70" può pure scriverlo.
Non è che il "cinema" si debba farlo solo sui forum...

Edited by Jenny Sparks - 30/10/2023, 01:41

Non mi interessa avere la tua stima, né leggere i tuoi fraintendimenti pseudo-psicologici...
Ti sei fatto un film e pretendi pure di recensirlo.
Contento te...
Figurati, inizialmente nemmeno ti avevo quotato, parlavo in generale.
Dubita di quel che ti pare, non me ne importa nulla.
Ma la distinzione tra "utenti interessati" o meno, "utenti che capiscono" oppure no, non spetta a te.
Ho capito benissimo le tue fissazioni, nonché la tua smania di dare voti e lezioni ai post altrui, ma concordo (legittimamente) con il punto di vista di Atreides73.

Tornando in argomento (e da ora in poi solo a quello mi atterrò; le "ennesima volte" le lascio ad altri) rammento che un caso singolare è stato quello di Jonathan Steele: sia "bonelliano" in SBE, che "bonellide" in Star e con Kappalab.
E' sempre bello ricordare Federico Memola.