Che fine faranno le vostre collezioni quando non ci sarete più?

Se posso consigliare, aggiungendo un opzione aggiuntiva: donazione a biblioteche pubbliche.

Questo tipo di letteratura è infatti spesso poco presente o lacunosa, il che rende difficile portare avanti estese attività di studio (ricerca scientifica di storia, letteratura, semiotica ecc.) che abbiano come temi e fonti questi materiali.

Un fumetto o un romanzo popolare, come qualsiasi altra fonte storica, non sono manufatti che parlano solo della storia direttamente collegata ad essi, alla serie di cui fanno parte, alla casa editrice, agli autori/illustratori ecc., ma ci dicono qualcosa della propaganda politica (governativa, coloniale, ecc.), dei valori di una società, dei gusti di un'epoca, del mondo di vedere i ruoli di genere e l'identità sessuale, l'idea dell'infanzia, il modo di vedere se stessi come società e l'Altro e l'Altrove, gli stereotipi razzisti o il sessismo, ecc. ecc.

Rendere collezioni complete disponibili e libere per la consultazione e lo studio da parte di tutt*, sarebbe il miglior modo per dare ad esse una nuova e più alta "vita".

Grazie per le numerose risposte, non speravo in tanto entusiastico riscontro.
Fa piacere vedere che i più hanno privilegiato l'aspetto emozionale a quello venale.
In effetti, se avessi avuto la fortuna di ricevere in eredità una collezione amorevolmente costruita e custodita, l'avrei conservata solo per il ricordo e il rispetto del cedente.
Mi auguro che tutti i vostri "ereditandi" siano consapevoli dei tesori che si ritroveranno tra le mani, dandone il giusto valore spirituale e materiale, evitando di buttarli nel cassonetto della carta o ammucchiarli nei bassifondi di qualche umida cantina infestata da topi golosi di cellulosa.
Altruistica e lodevole l'idea di cederli a una biblioteca o a una fondazione per creare un archivio fumettistico, la cui libera consultazione sarebbe comunque a rischio: non tutti avrebbero la sensibilità di maneggiare certi albi come pezzi di antiquariato e non come riviste da barbiere.
Ancora tanti complimenti per la vostra passione e le vostre raccolte: spirito e materia, anima e corpo.

Oggi non è una pratica ammessa (almeno nelle biblioteche in cui ho lavorato) per le opere di particolare pregio o rare. E anche per il materiale nuovo ormai si procede - fondi pubblici permettendo, ahimè... - con la plastificazione delle copertine (e solo dopo si applicano le etichette ecc.) e l'uso della sola matita per la collocazione o il numero di inventario. Inoltre l'adesivo del codice a barre (o quello "anti-taccheggio") è presente solo per il materiale prestabile/a scaffale aperto*.

*(per rispondere anche a @PlatonePlato) I donatori possono vincolare la biblioteca ricevente a conservare e catalogare il fondo donato in base a determinate richieste, mantenere la stessa classificazione interna, rendere la raccolta fruibile a scaffale aperto o meno, prestabile o meno, solo per studiosi, ecc. ecc.