Ho collezionato solo fumetti, ma un'altra passione mi accompagna da sempre: l'automobile.
A 53 anni posso dire che di automobili ne ho avute parecchie ma ne ho vissute ancora di più. E le ho amate tutte. Se volete mettete in sottofondo "La machina del ziu Tony" di Davide Van De Sfroos e vi racconto le mie auto.
Anche da bambino l'auto costituiva un aspetto fondamentale della mia vita; non la guidavo ma ci stavo sopra, ci giocavo, mi mettevo al volante e viaggiavo con la fantasia; ritagliavo le foto dai Quattroruote di mio padre e li incollavo su un quadrenetto che portavo a scuola. In casa avevamo una Giulia e poi un'Alfetta. Ne sono stato segnato: sono e sarò sempre un'alfista! Ma nei pomeriggio passati dai nonni salivo sul Maggiolino bianco: ero innamorato di tutte quelle curve!
Mio padre negli anni 70 sognava la Range Rover e avrebbe voluto una Lada Niva. Per l'opposizione di mia madre si è accontentato di una Renault 4. E stata la prima tuttoterreno di casa; mia sorella e io giocavamo a nasconderci nel bagagliaio fino a quando -avevo 10 anni- abbiamo visto in TV il cadavere di Aldo Moro rannicchiato nella stessa nostra posizione in una R4 uguale alla nostra. Erano gli anni di piombo.
Da adolescente le cose non sono cambiate: conoscevo così bene ogni modello che distinguevo gli allestimenti dai particolari. Ricordo una scommessa fatta coi miei amici: siamo andati dal concessionario FIAT e io ho riconosciuto allestimento e motorizzazione di tutte le Uno esposte guardandole solo dal davanti. In terza liceo ho scritto un tema libero dal titolo "Y10 e Uno: due modi di interpretare il segmento B"
Ho iniziato a guidare su una FIAT 500 vecchia di 15 anni. L'aveva acquistata mio padre, ma non ci stava dentro! L'ha passata subito a mia zia che l'ha ben sfruttata. Quando lei si è presa una Uno la 500 è tornata in casa in attesa che io prendessi la patente. Non ho aspettato; ho iniziato a guidarla nel piazzale di casa a 16 anni (probabilmente sono uno degli ultimi ad aver imparato la scalata con la "doppietta") così quando si è trattato di prendere la patente ero già impratichito. Ho iniziato a frequentare i corsi teorici di scuola guida che i 18 anni ancora non li avevo compiuti, e di guide pratiche ne ho fatte ben poche. Ricordo le parole del titolare della scuola guida quando sono andato a pagare: A ti la patente te ga costà un casso!
Non era una 500 normale ma una versione speciale con musetto diverso, tetto in lamiera, volante in legno a tre razze, cruscotto sportivo.
E' stata la mia compagna del periodo universitario, mi è stata rubata e l'ho ritrovata, si era arrugginita e bucata la lamiera sotto i piedi del passeggero ed è stata riparata. Quando è morto mio padre è morta anche lei: ci siamo trovati con una macchina di troppo in famiglia ed è stata sacrificata. Sono passati 30 anni e ancora mi mancano: mio padre come confidente, la 500 come compagna di avventure. Una delle ultime immagini che ricordo di lui è di noi due sulla 500 che lo accompagno al lavoro (non guidava per una distorsione al ginocchio).
Negli anni 80 seguivo con passione anche la F1 e il mondiale rally, ma quante morti! Per me l'auto era tecnologia, le gare dovevano mostrare le capacità tecniche dei progettisti e l'abilità dei piloti, non sopportano gli incidenti mortali.
Sulla tecnologia, poi, avevo idee che allora mi sembravano poco diffuse: certo, mi giravo a guardare una Ferrari Testarossa o una Lamborghini Countach, ma restavo estasiato di fronte a una Land Rover o una Uaz. La vera sfida non era per me la F1, ma il Camel Trophy o la Parigi-Dakar degli inizi. Così mi è nata la passione per i 4X4.
Sto andando lungo? Allora stringo: passo velocemente in rassegna le altre "mie" auto.
NSU 1200: l'auto di mio nonno. La "tuttodietro" teutonica, sorella maggiore della più famosa Prinz. Auto famosa per aver due assi di simmetria: non solo destra/sinistra, ma anche anteriore/posteriore!
Subaru GLF SW, un vero mulo inarrestabile con tanto di ridotte, alla faccia della carrozzeria da berlina SW in meraviglioso american style anni 80, unica pecca gli angoli d'attacco e di uscita.
Alfa 33 4X4 berlina pre-restyling ma col 1.5 della quadrifoglio verde. Divertente su strada, faceva il suo lavoro sulla neve, ma a tirare la roulotte era meglio la Subaru e troppo bassa per fuoristrada.
Pajero 3 porte bicolor rossa e grigia. Ero a un matrimonio, l'ho vista, ne è scesa una ragazza fantastica e me ne sono innamorato. Di entrambe. Una l'ho sposata. La ragazza.
Alfa 147 1.6 benzina, un alfista non può stare senza Alfa per sempre.
Suzuki Jimny cabrio. Una cavalletta, l'ho cambiata solo perché la ragazza di cui sopra sosteneva che non ci stavano gli accessori allegati ai figli.
Jeep Grand Cherokee wj col VM 3.1 macchina meravigliosa ma spesso (molto spesso, praticamente sempre) in officina. In più è dotata di una motricità impressionante ma le dimensioni la rendono assolutamente inadeguata al fuoristrada alpino. Ho smesso di fare fuoristrada! Non solo per gli ingombri; anche perchè i figli sono diventati due e il tempo da dedicare al fuoristrada è diventato nullo.
RAV4 D4D 3 porte, la seconda serie, col differenziale torsen. In un raduno RAV sulle colline bolognesi abbiamo impressionato i ragazzi del club locale per quello che riuscivamo a fare senza ridotte (ma io avevo montato le mud
Mini Clubman 1.6 cooper. Più un Go-kart che una macchina. Ma mi ha conquistato il 1.6 diesel Peugeot: Cambio cinghia distribuzione a 240.000 km, una cosa da fantascienza!
Settimo 4X4: un Cherokee kj comprato con 250.000 km già sul groppone! Arrivato a quasi 290.000 si è meritato la pensione. L'ho sostituito con una "falsa" Jeep: una Renegade a trazione anteriore, che comunque ha fatto il suo lavoro.
L'ultimo arrivato è un 4X4 decisamente particolare: un Volkswagen Transporter T5 (furgone) camperizzato. Ora aspetto la fine della pandemia per usarlo come si deve!