Un'analisi molto interessante! Sono d'accordo con te però nel dire che non si devono analizzare questi dati con fare inquisitorio, o cercare di fare i conti in tasca agli altri.
Anzi, a guardare bene fra le righe secondo me c'è poco da stare allegri in Bonelli!
Intanto c'è un dato fondamentale, che è il dimezzamento dell'utile dal 2014 al 2015. Sempre di cifre milionarie si tratta, ok. Ma è un trend significativo che se non corretto porta allo sfacelo in meno che non si dica. Lo scopo di ogni azienda è quello di aumentare l'utile rispetto all'anno precedente, non diminuirlo o lasciarlo identico (che poi questo discorso della crescita infinita non abbia senso, è un altro paio di maniche). Quindi è chiaro che si cerchino strategie correttive del trend (di cui l'aumento del prezzo è una, ma non l'unica).
Dati del tipo:
- la società dispone di un organico di 54 dipendenti;
- ha immobilizzazioni materiali (terreni, immobili, impianti macchinari) per 10,0 mil., di cui terreni e fabbricati per 9,3, pressoché totalmente ammortizzati;
io li leggo in chiave più negativa che positiva. Un carrozzone del genere ha dei costi enormi, che nella nostra epoca pesano molto di più che in passato...
Terzo punto: io credo che in questi ultimi anni Bonelli stia scontando la politica dei prezzi popolari fatta in tutto l'arco della sua esistenza. Non so come funziona di preciso nel circuito delle edicole, ma so quello che entra in tasca a un editore nel circuito delle librerie (e più o meno sarà lo stesso): di ogni libro, il 60% del prezzo di copertina serve per pagare libraio e distributore. Il 10% sono i costi di stampa e tolte tasse e compensi ai collaboratori interessati, l'utile netto per ogni libro venduto si aggira intorno al 10-15% a copia. Ovvero 55 cent. a copia su un albo di 3,50 euro.
Quando sentiamo dire che la testata X ha venduto 20.000 copie in meno al mese rispetto all'anno precedente, sono un sacco di soldi... E dato che si sente dire che si perdono pezzi di 10000 lettori per volta, la situazione è molto più critica di quello che si può pensare.
Le strategie correttive che sta applicando Bonelli sono sì l'adeguamento dei prezzi delle testate da edicola (il prezzo determina il "posizionamento" sul mercato, e che il prezzo e le vendite seguono un andamento "a campana", e che bastano alcuni studi mirati per capire in quale punto della campana si è), ma secondo me soprattutto quello c'è il profondo cambiamento dell'offerta, che si sta orientando verso materiale più pregiato e costoso e meno popolare. Tex, Dylan Dog e Zagor potranno ancora continuare per tanto tempo ad avere prezzi popolari, ma secondo me più andremo avanti più le serie nuove avranno costi alti, magari "mascherando" il costo con accorgimenti editoriali che fanno apparire l'oggetto di fascia più alta (vedi le recenti ristampe di Dylan Dog).
Insomma, non credo che i dirigenti Bonelli si stiano sfregando le mani contenti di spennare i loro polli.
CITAZIONE (helligen @ 9/5/2017, 08:37)
Una curiosità : su un altro sito ho letto che nel 2015 la Bonelli avrebbe acquisito i diritti di Zagor (la quota di Gallieno Ferri) per 1,336 milioni di euro, giusto la cifra alla voce "attività immateriali"... Non so dire se le cose stiano così ma se così fosse, i conti tornano.
Questo non l'ho capito. Se pubblicano Zagor è chiaro che hanno i diritti per farlo. Bisogna fare una distinzione importante, e cioè che Bonelli non potrà mai acquisire *in toto* i diritti di Gallieno Ferri, perché il diritto d'autore è un diritto inalienabile. Quello che può fare è avere i diritti di *sfruttamento commerciale* delle opere, per un determinato numero di anni.