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Sheena e Pantera Bionda, le tarzanidi del fumetto!

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view post Posted on 30/4/2022, 23:15
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Lungo Fucile

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Bellissimo tutto :sodd: :brv: :clap: :clap: :cool:
 
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view post Posted on 30/4/2022, 23:51
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Trasportatore di Menhir

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:tnx: :tnx: :tnx: :tnx: :tnx: :tnx: :sodd:
 
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view post Posted on 1/5/2022, 10:03
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Re del Delitto

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CITAZIONE (KAMICA76 @ 30/4/2022, 18:14) 
:tnx: a tutti.
Siccome quasi contemporaneamente sono riuscito a prendere sia la tavola che gli albi, ho deciso di aprire questa discussione a parte, perchè le due cose sono collegate, poi magari inserisco gli oggetti anche nella sezione nuovi acquisti.
A parte i due albi americani che ho inserito per conoscenza della pubblicazione della tavola, il resto dei fumetti italiani sono i miei, la Pantera Bionda è completa, l'ho ritirata al Comicon di Napoli, Jumbo della De Leo ho solo il n.1, ma visto i nuovi arrivi penso di acquistare anche gli altri, non sono difficili.

Bene, confermo l'invidia. :P
Di Pantera Bionda ho solo l'anastatica...
Questo filone è uno dei miei sogni nel cassetto, ma ho finito pure i cassetti. >.<
 
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view post Posted on 2/5/2022, 09:43
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Gentiluomo di Fortuna

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bellissima collezione.
Complimenti.
 
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view post Posted on 2/5/2022, 12:01
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Giannizzero Nero

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Anche se dovrei rileggerle, ho trovato le storie di Pantera Bionda molto più articolate ed intelligenti di quelle delle "tarzanidi" a stelle e strisce, di cui quindi si pongono non come un'imitazione pedissequa, ma come uno sviluppo creativo, opera molto più "adulta" di quelle che, in maniera regressiva, iniziarono ad essere specificamente concepite, ahiloro, per i preadolescenti dell'epoca (con cui temo fosse identificato sic et simpliciter l'italiano medio).
 
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view post Posted on 2/5/2022, 16:35

Giannizzero Nero

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Nell'apprezzare come merita il bel lavoro di Kamika, concordo pienamente con Vinicio75. Al di là dell'impatto pittorico delle copertine, veramente di effetto, la lettura degli albi americani delle tarzanidi è di solito deludente, certo non paragonabile a Pantera Bionda.
 
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view post Posted on 7/11/2022, 20:51
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Spirito con la Scure

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CITAZIONE
Affascinante eroina dalla chioma bionda e il corpo ben modellato, Pantera Bionda viene allevata da un'anziana cinese nelle foreste del Borneo e nelle isole dell'arcipelago della Sonda. Si
muove tra gli alberi con l'agilità di Tarzan, è un'abile cavallerizza, tira con l'arco e si batte con la determinazione di una pantera. Combatte contro loschi criminali di ogni risma e contro alcuni reparti giapponesi che alla fine della Seconda guerra mondiale hanno rifiutato la resa e si dedicano a una sorta di guerriglia privata ai danni delle popolazioni malesi.
Succintamente vestita con un perizoma di pelle di leopardo coordinato con il reggiseno, aggressiva e indipendente, si avvale dell'aiuto di Fred, un muscoloso esploratore statunitense al quale è legata sentimentalmente.

Appare il 24 aprile 1948 nelle edicole italiane di un'Italia liberata dal fascismo e, si spera, anche dal moralismo e dalla rigida censura del regime. L'editore Pasquale Giurleo prende spunto da analoghe eroine statunitensi (come Sheena e Nyoka, per fare solo due nomi), tarzanidi ben disegnate che uniscono la bellezza fisica alla forza e all'abilità. I testi sono di un Gian Giacomo Dalmasso al culmine della creatività e la realizzazione grafica è affidata a Ingam, alias Enzo Magni, che offre qui la sua prestazione migliore e di maggiore successo. A fianco del maestro si aggiungono altri autori, per mantenere i ritmi produttivi, ma la loro firma non apparirà mai. Il più giovane del gruppo è il ventenne Mario Cubbino, autore esordiente ma già molto bravo, al quale viene affidata soprattutto la raffigurazione del corpo dell'eroina (elemento non indifferente), mentre i volti sono ancora eseguiti dagli autori più anziani ed esperti.

Le proteste dei perbenisti si alzano immediatamente, soprattutto dagli ambienti cattolici, e creano problemi all'editore, che viene trascinato in tribunale con l'accusa di essere un traviatore di giovani e di oltraggiare "il comune senso del pudore". Così, per evitare guai, le pagine già fotografate vengono ritoccate in pellicola prima della stampa: l'elegante perizoma diventa un gonnellino, sempre più lungo (si notano anche due livelli di "aggiunte" per immagine), fino ad arrivare al ginocchio; alla Pantera viene fatto ritrovare un baule pieno di vestiti e lei deve mostrarsi felice di indossare una camicetta sopra al reggiseno originario; perfino i piedi nudi devono essere celati perché considerati troppo sexy.

In realtà pare evidente che in questa eroina disturbino il senso di indipendenza, la parità assoluta con il partner maschio, la capacità di esprimere un ruolo da protagonista sempre appartenuto all'altro sesso. Infatti tutta la buona volontà dell'editore per ridurre l'effetto "glamour" si rivela inutile. Con l'eroina avvilita sempre di più a una castigatezza obbligata e di conseguenza con le vendite in edicola in calo costante (dopo aver superato le 100.000 copie settimanali), gli attacchi non cessano e la magistratura infierisce.

Con il n. 108 della serie, l'editore deve mettere la parola fine. L'ultimo tragico sberleffo ai benpensanti è nella conclusione: l'eroina regolarizza con il matrimonio la sua convivenza con il compagno, vestita di tutto punto, come in una resa ai suoi persecutori: ma la serie così finisce, e ai bigotti rimane una vittoria ben misera, visto che questo episodio censorio sarà riportato negli anni a venire come perfetto esempio di violenza intellettuale e di bigottismo in tutti i saggi e le storie del fumetto di tutto il mondo.

MEDIA Un film statunitense del 1952, "Bad Blonde", all'arrivo nelle sale italiane vede il proprio titolo tradotto in "Pantera Bionda" con l'evidente scopo di sfruttare la popolarità della testata, ormai chiusa ma con un'importante traccia nella Storia del fumetto e con una solida impronta nell'immaginario collettivo.

www.lfb.it/fff/fumetto/pers/p/panterabionda.htm

Luca Boschi nel suo blog Cartoonist globale scrisse:

CITAZIONE
Giurleo aveva pubblicato in formato comic book all’americana questi fumetti di grande successo: appunto Pantera Bionda (108 numeri), Miss Diavolo (28 numeri), Aquila Bianca (28 numeri) e così via. Alcuni di questi albi, che mostravano sin dalle loro copertine delle prosperose ragazze nient’affatto in linea con i dettami della politica democristiana dell’epoca, si dice che raggiungessero anche un venduto di 100 mila copie.
Pasquale Giurleo fu denunciato e condannato dai censori dell’epoca, che lo costrinsero ad allungare in modo assurdo le vesti delle ragazze in questione. Morì nel 1951 ad appena 47 anni.

Risposta dell'utente Pier Luigi Gaspa:

CITAZIONE
Pantera Bionda era disegnata da un autore che avrebbe meritato forse miglior sorte e fama, Enzo Magni, che si firmava Ingam.
Mi permetto infine di aggiungere una curiosità che riguarda Giurleo.
L’ultima sua pubblicazione è stata un Il Piccolo Centauro, un fumetto fantamitologico disegnato da un autore che gli amanti del fumetto bonelliano di vecchia data hanno amato non poco, Franco Bignotti.
Be’, il fumetto era nato proprio per contrastare la campagna denigratoria nei confronti di Giurleo, soprattutto a causa di Pantera Bionda (la quale si era vista allungare le gonne a dismisura col passare del tempo). Presentava infatti una serie di schede didattico educative sulle figure della mitologia greca in seconda e terza pagina, nel tentativo di ‘riabilitare’ la casa editrice agli occhi dei severi (e bigotti) censori dell’epoca.

Un tentativo inutile, dal momento che il settimanale resiste appena quattordici numeri. In coda all’ultimo numero, pubblicato il 12 febbraio 1951, con il quale improvvisamente la serie si interrompe bruscamente, con un finale affrettato e posticcio, appare un messaggio dello stesso Giurleo, che amaramente annuncia la chiusura della sua avventura editoriale. La causa è proprio la persecuzione nei confronti del suo personaggio più di successo, appunto Pantera Bionda.

Da un articolo di Avantionline

CITAZIONE
Il 24 aprile 1948, una settimana dopo le prime elezioni dell’Italia repubblicana, appare nelle edicole Pantera Bionda, la prima eroina del fumetto italiano, una tarzanide, o jungle girl, che vive le sue avventure nel Sud Est asiatico, principalmente nelle foreste del Borneo e nelle isole dell’arcipelago della Sonda, e che è una bomba in tutti i sensi. Un personaggio rivoluzionario per l’Italia piccola e bigotta di quei tempi che scatena una battaglia che dalle edicole toccherà le sacrestie, la stampa autorevole e titolata, la scuole, le sedi dei partiti e le aule giudiziarie.

Si chiama Pantera Bionda, la nostra eroina, ma non sarà la sola a ruggire in quegli anni del primissimo dopo guerra e della Costituzione entrata in vigore il primo gennaio dello stesso anno. Qualcuno se l’aveva letta, la nostra Carta fondamentale dei diritti, ed era convinto che dopo il Regno d’Italia e il regime fascista non ci sarebbero stati più lacci, bavagli, censure e altri impedimenti alla libertà di espressione e di stampa, che (molto in teoria, come scoprirà qualche mese dopo) non può essere soggetta ad autorizzazioni o a censure (articolo 21) anche quando si tratta di fumetti.

n quegli anni si respirava un vento di libertà che ha inebriato il giovane editore, che non ha impiegato molto tempo a scoprire che l’Italia era, come per molti versi lo è ancora oggi, il Paese del “ma…”. E’ vero che c’è la libertà di stampa ma… c’è anche il comune senso del pudore, su cui la Costituzione glissa elegantemente, ci sono i giovani virgulti che devono crescere forti e sani e lontani dalla corruzione, con la Magistratura che svolge le funzioni di severo e attento controllore.

Editore di Pantera Bionda è Pasquale Giurleo, con la sua Arc fresca di fondazione, testi di Giangiacomo Dalmasso e disegni di Enzo Magni, alias Ingam. Ben presto arrivano altri disegnatori per aiutare Ingam a reggere i ritmi produttivi, tra di loro un ventenne Mario Cubbino, molto bravo a disegnare le sinuose forme della nostra eroina. Il formato di stampa è quello dei comic book americani, cm. 21 x 28,5, ancora oggi ostico agli editori italiani di fumetti, copertina a colori, otto pagine in bianco e nero, il costo è di 30 lire. Inizia la sua avventura editoriale come quindicinale per passare a settimanale dopo 6 numeri, e termina col numero 108.

Pantera Bionda è un’orfana, che viene allevata da un’anziana cinese Fior di Loto, suo compagno di avventure è uno scimpanzé di nome Tao, contraltare della Cheeta di Tarzan. Senza dimenticare Fred, un esploratore americano che si innamora della Pantera e che svolge il ruolo di principe servènte. La nostra Pantera, che viene venerata dagli indigeni come una dea, combatte contro le irriducibili truppe del Sol Levante, cioè quei soldati giapponesi che non hanno accettato la fine della Seconda guerra, che non si sono arresi e che saccheggiano e depredano le popolazioni malesi. Ma non mancano scontri sempre vittoriosi contro contrabbandieri, trafficanti e altri loschi figuri.

Pantera Bionda indossa, come tutti i tarzanidi (termine coniato dal critico francese Francis Lacassin per catalogare quei personaggi a fumetti epigoni del Tarzan di Edgar Rice Burroughs, apparso nel 1912) indossa un abbigliamento adeguato ai luoghi: un bikini leopardato che ne mette in risalto le forme sinuose, insomma una bonazza che turba i sogni dei giovani virgulti dell’Italia ancora da ricostruire, e non solo quelli. Un gran bel pezzo di fig…liola, un’amazzone moderna catapultata nella giungla, che non ha bisogno di essere protetta dall’eroe maschio mentre lei sta a casa a cucinare e occuparsi di altre faccende più consone al suo sesso. Un’eroina che volteggia di albero in albero, di liana in liana, che non accetta la mela dal serpente ma che gli taglia la testa con una precisa coltellata, che combatte, picchia e sconfigge i cattivi, che sa usare arco e frecce, una guerriera libera e indipendente, aggressiva e spregiudicata, che ha un fidanzato, meglio un amante, un esploratore americano che è un perfetto cretino, l’equivalente maschile delle tante oche giulive del cinema e del fumetto che hanno imperversato per lunghi decenni.

Se al tema aggiungiamo anche che si tratta del primo grande successo editoriale del dopoguerra, con 100mila copie vendute a numero, la frittata è fatta. E fu così che nel 1948 scoppiò veramente un Quarantotto. La prima grande operazione di censura (non solo contro i fumetti ma che ingabbiava tutta la stampa in generale e la libertà di parola e di espressione) dell’Italia nata dalla Resistenza e dalla Costituente. Nata male e cresciuta peggio, almeno per quel che riguarda il rapporto con i fumetti, che erano mal visti e sopportati ancora meno dalla classe dirigente declinata in tutti i suoi aspetti. Nel senso che tutti hanno sparato contro la Pantera Bionda e contro la libertà di espressione e di raccontare storie fuori dai canoni ufficiali: la chiesa, i politici, i giornali, i magistrati, gli invidiosi concorrenti dell’editore, perché se 100mila copie sono un bel traguardo ancora oggi a distanza di 70 anni, all’epoca erano un sogno irraggiungibile. Insomma, contro l’editore di Pantera Bionda è stato messo in piedi un massacro mediatico e giudiziario degno di migliori cause, una vera e propria caccia alle streghe, una crociata scatenata principalmente dai pedagogisti di formazione cattolica, ma anche gli altri ci hanno messo qualcosa.

Per dare un esempio, citiamo “Alfredo Castelli – il prequel”, di Alfredo Castelli, edizioni ComicOut, collana Lezioni di Fumetto: “La sinistra politica e intellettuale era compatta nel definire il fumetto come “una delle forme più corruttrici dell’americanismo” (Palmiro Togliatti). Nel 1951 Nilde Iotti, che riteneva il fumetto un’invenzione dell’editore americano Hearst costruita con il preciso intento di ottenebrare il proletariato, in “Rinascita” definì i suoi lettori come consapevoli vittime di “irrequietezza, scarsa riflessività, deficiente contatto col mondo circostante e quindi tendenza alla violenza, alla brutalità, all’avventura fuori dalla legge”. Più o meno la stessa linea di pensiero del rapporto odierno tra i giovani e lo smartphone o Internet in generale.

Continua qui:

www.avantionline.it/cronaca-bigott...a-costituzione/
 
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