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Quel "tiro mancino", quando Raviola abbandonò i suoi personaggi

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G.Moeri
view post Posted on 6/12/2020, 14:38 by: G.Moeri
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CITAZIONE (kitwendemm @ 6/12/2020, 01:44) 
Il fatto che Magnus lasciò la Corno nel 1973 lasciando più di 20 albi già pronti a matita è entrato ormai a far parte anche della biografia ufficiale del Maestro, nel primo volume della collana "Il Grande Magnus" viene infatti espressamente riportato da Luca Boschi
(...)
Anche io la penso come G.Moeri, facile che nella moltitudine di lavori consegnati alla Corno si siano accorti solo all'ultimo momento della storia abbozzata a pennarello, che divenne poi il n. 65, e di un secondo tiro mancino, ossia una storia in cui, come ha riferito in passato un grande conoscitore di Magnus di questo forum, le matite furono appena abbozzate, ossia il n. 71 (anch'esso, forse non a caso, passato a china da Corteggi).
Suppongo che, pur se non viene precisato, Magnus avesse consegnato anche le copertine degli albi, magari già inchiostrate (la copertina del 65 non mi pare ad esempio inchiostrata da Corteggi ...)

Il quale deve avere lavorato nello stesso periodo anche sul n.76 disegnato da Piffarerio, poi incredibilmente andato perduto e ricalcato da Domanico Marino, proveniente dallo Staff di IF (ma il 76 originale è sicuramente migliore della versione ricalcata, senza voler sminuire Marino, ho fatto il confronto).
CITAZIONE (kitwendemm @ 6/12/2020, 01:44) 
A proposito dell'intervista su L'Urlo 3 aprile 1979, io l'avevo salvata prima che venisse cancellata, spero sia leggibile nonostante la bassa risoluzione:

Più sotto riporto la trascrizione.
CITAZIONE (kitwendemm @ 6/12/2020, 01:44) 
E' presumibile che le storie dal 55-56 al 75 siano state disegnate in un arco di tempo molto ristretto, del resto i tempi di lavorazione dichiarati dai due autori erano molto rapidi: intervistato dalla Perini nel numero 61 Max Bunker diceva di impiegare un'oretta per il soggetto e dieci-dodici ore per la sceneggiatura,

Rapidino ... in realtà penso che abbia una sua programmazione, alternanza dei nemici, temi da affrontare, ritorno periodico dei comprimari ... lo dico anche perchè leggendo Alan Ford ho imparato diverse cose su come si gestisce una serie. In anni recenti poi penso che abbia preparato delle mega-storie da dividere in tranci e poi proporre una o due subito ed il resto un anno dopo (niente di male). Questo almeno sino a poco tempo fa.
CITAZIONE (kitwendemm @ 6/12/2020, 01:44) 
mentre in un'intervista su La Settimana a Bologna 46 del 22 novembre 1973 (pubblicata nel volume 28 de "Il grande Magnus) viene detto che Magnus lavorava circa dieci giorni per ogni storia.

Leggendo che Magnus disegnava in soli 10 giorni un albo a quel livello bisognerebbe semplicemente porsi davanti al letto e poi svenire :wacko: . Non so se qualcuno qui ha mai disegnato 120 tavole tascabili (io si) ... evidentemente il lavoro alla Corno (compreso quello sui "neri", che tralaltro chiudono proprio qualche tempo dopo l'abbandono della Corno da parte di Magnus) imponeva dei tempi ristrettissimi, infatti il Magnus successivo era più curato ma aveva anche dei tempi di lavorazione più lunghi :teach: .
Chissà quanto tempo ci impiegava Piffarerio ... :?:
CITAZIONE (kitwendemm @ 6/12/2020, 01:44) 
Il tempo maggiore doveva essere pertanto quello richiesto dal passaggio a china e dal lettering (...)
rileggendo gli albi del periodo in cui Magnus era, non ufficialmente, fuori dalla Corno, ossia dal n. 55 del gennaio 1974 al n. 75 in cui apparvero i suoi (quasi) ultimi disegni si percepisce chiaramente che qualcosa sia avvenuto, ed ovviamente lo percepirono i lettori dell'epoca:
(...) sino al n. 56, le domande dei lettori erano sempre intestate a "Magnus e Bunker" mentre successivamente ciò non avviene, ma addirittura perché subentra una sorta di "Damnatio memoriae" per la quale Magnus non verrà mai più nominato dal numero 60 al numero 76 in cui si annuncia il suo abbandono; nello stesso numero 65 Bunker parla del "disegnatore" senza nominare Magnus.

<_<
CITAZIONE (kitwendemm @ 6/12/2020, 01:44) 
In questo periodo si ha inoltre la progressiva "demagnusizzazione" (o "bunkerizzazione") della testata:

n. 59: Maria Grazia Perini, assente Max Bunker a causa di incidente stradale, rispondendo ad una domanda sul fatto che i disegni siano diversi dal passato, rivela per la prima volta ai lettori che le chine non sono opera di Magnus (...).

n. 60: (...) Maria Grazia Perini (...) presenta per la prima volta i nomi di Chiarini e Romanini, annunciando che dal numero successivo gli autori delle chine verranno indicati nelle note iniziali dell'albo.

n. 61. è il numero della svolta, con la definitiva bunkerizzazione della testata, e l'impostazione della l'albo cambia radicalmente; appare la scritta "Max Bunker presenta" in copertina, nella pagina del titolo scompare la scritta "Magnus & Bunker", viene inserito il nome del passatore a china, scompare la dicitura "Realizzazione grafica di Magnus" nella pagina dell'elenco episodi, scompare la scritta "Alan Ford (...) di Magnus e Bunker" nella pagina sommario (parallelamente le medesime cose avvengono nella ristampa "Il Gruppo TNT"). Nell'intervista di MGP a Max Bunker, di ritorno dopo l'incidente stradale, non appare nessun riferimento a Magnus...

:p:
Grazie per la ricostruzione accurata ed attenta ;) .
CITAZIONE (kitwendemm @ 6/12/2020, 01:44) 
Io sono devoto a Magnus però amo molto Alan Ford, che senza Bunker non sarebbe comunque esistito, quindi gliene sarò sempre grato.

Si, Max è una parte importante della testata, bisogna comunque tenere presenti i fatti accertati, per esempio, il nome "Alan Ford" era già stato utilizzato dalla Corno nel 1961, non viene da una illuminazione improvvisa durante l'ideazione della testata, era già stato affibbiato ad un personaggio spagnolo, e questo va ricordato quando si legge una qualche ricostruzione dell'origine della serie, e così via su altre questioni (come la Marvel arrivò alla Corno per es.) :old: .
CITAZIONE (kitwendemm @ 6/12/2020, 01:44) 
Tra le interviste (...) pubblicate nel n. 28 della collana il Grande Magnus, ce ne è una che (...) tratta dal Bollettino C.G.A.F. n. 1 febbraio 1978, in un punto Magnus spiega nuovamente con sincerità i motivi dell'abbandono di Alan Ford, dicendo che si sono chiariti con Bunker, pur prendendo strade diverse:

Abbastanza eloquente :nota: . E nel 1973, anno dell'abbandono di Magnus, esce la ristampa "Gruppo T.N.T.".
Quel numero di "Eureka" ce l'ho, e lo trovo abbastanza sconcertante (... là dove c'erano Andy Capp ed Alley Oop ... :( ) :o: :huh: .
CITAZIONE (kitwendemm @ 6/12/2020, 01:44) 
in un altro punto Magnus prova a dare una risposta al tuo quesito, anche se io devo dire che ho invece apprezzato tantissimo, e tuttora apprezzo, le storie di Alan Ford post Magnus, almeno sino al 130:

Anche io, ma anche oltre il 130 (ed i n.133/135 sono splendidi :D ); in verità, quando le coppie si separano nei lavori "a solo" si vede sempre che manca qualcosa, vedi anche i casi Lee/Kirby e Lee/Ditko, poi le preferenze personali portano a giudicare più o meno valida una cosa.
Quanto al peggioramento dei soggetti di Max Bunker, un'ora per farli e 10-12 ore per la sceneggiatura sembra accordarsi con la mia teoria degli apporti esterni ai testi, il direttore dà una traccia, un lavoro collegiale butta giù un pò di situazioni poi ritorna il direttore per i dialoghi completi e la parte finale, magari un pò affrettata; tante storie di Alan Ford, magari divertentissime :lol: , cincischiano un pò fino a tav.90, poi inizia l'azione, la prima apparizione di Tromb mi pare segua questo schema ... :ph34r:
Col passare del tempo le storie sono peggiorate sempre più, però, già nel '78 parlare di soggetti sempre più scadenti ... :huh:
CITAZIONE (Marc O'bliterateur @ 6/12/2020, 11:56) 
CITAZIONE (cuccioloebeppe @ 5/12/2020, 11:59) 
Devo dire la verità Paolo Chiarini come ripassatore a china, non è che lo ami molto. (...)
E non amavo su Piffarerio. (...)

Io invece ho sempre apprezzato molto Chiarini su Magnus, più di Romanini.
(...)
La differenza tra Chiarini e Romanini si notava ancor di più quando si trovarono ad alternarsi a fare le chine su Piffarerio : anche lì si vedeva Piffarerio assumere uno stile "pulito" e arrotondato, persino un po' "magnusiano" ( tra l'altro un po' l'esatto contrario del Piffarerio allo stato puro, cioè quando si inchiostrava da sè ), mentre quando era Romanini ad inchiostrarlo appariva più "ruvido" e spigoloso.

Quoto tutto :b: Quando non c'era Chiarini a dare rotondità e corposità al tratto del Piff i risultati non erano gli stessi, vedi i n. di Staff di IF, Studio Rosi, Di Vito ...
ford3
Ed ora come promesso l'intervista a "L'Urlo":
Intervista a Raviola
D.:Vorrei partire da Alan Ford. Tu ad un certo punto ti sei sganciato da Alan Ford. Visti i risultati, Briganti, Sconosciuto, Compagnia della Forca, perché non ti sei sganciato prima?
Raviola: Andarsene era un serio rischio, praticamente lasciavo una combriccola per andare a conoscerne delle altre. Era un rischio personale che dovevo correre. Così ho transitato per la Dardo dove allora c’era Bevilacqua e per la quale ho realizzato i Briganti.
Ma quello della Dardo è stato un brevissimo periodo in quanto i Briganti non l’hanno voluto. Sono quindi passato a Barbieri per il quale ho realizzato tre fumetti porno …
D.: Dunque prima di realizzare Lo Sconosciuto hai realizzato quelle tre storie che tu reputi “porno”?
Lo scopo era chiaramente la pornografia, però io vorrei vivere tutte le esperienze del fumetto, quindi mi sono impegnato in queste realizzazioni senza trascuratezza, curandole al massimo sin nei minimi particolari.
Non solo nel disegno: anche nel testo ho cercato di usare il sesso non fine a sé stesso, ma inserito un discorso sulla società attuale. Infatti nell’ultimo dei tre fumetti, “Quella sera al collegio femminile”, si trova una trama (vecchio signore che violenta le ragazzine nel collegio) in cui cambiando i personaggi chiave e mettendo un padre al posto del vecchio signore abbiamo una storia come se ne trovano tante sulle pagine dei giornali.
D.: Quindi tu ti riallacci al discorso che hai perfezionato sullo Sconosciuto, sulle malìe della società moderna?
R.: Pur restando un discorso di pornografia, quale in effetti era, ho cercato altresì di trarne dei significati.
D.: Quindi non la pornografia fine a sé stessa, ma a supporto di un discorso su una società violenta.
R.: Esatto.
D.: Guardando la data della prima di queste tue tre realizzazioni pre-Sconosciuto, risaliamo, mi pare, all’agosto del 1974. Tu a quella data eri ancora alla Corno …
R.: No, io sono venuto via nel 1973.
D.: Se praticamente tu sei andato via nel 1973 e la tua firma ha continuato ad apparire su Alan Ford fino al 1975, come mai queste notizie di scandalo e di indignazione sono state pubblicate dopo la tua dipartita come se fosse una novità?
R.: Hanno tenuto a terminare prima le scorte. Non era stato osato mai un colpo simile, me ne rendo conto adesso. Da allora è stato anche un giocare increduli sulla mia fame, finché non hanno chiaramente capito che andavo ben verso altri. Hanno anche tentato mosse autoritarie, ma non hanno potuto farmi niente.
D.: Attraverso il contratto?
R.: Si, il contratto prevedeva una data. Ma io avevo già fatto molti più fumetti del pattuito. In più, io lasciavo loro due disegnatori già allenati.
D.: Si, Romanini e Chiarini, praticamente … Naturalmente sai che tra breve tempo verrà riproposto ai lettori disegnato da Leone Cimpellin il vecchio MaxMagnus. Essendo tu cocreatore di questo personaggio, non hai dunque una partecipazione ai diritti?
R.: Quando sono uscito dalla Corno, se mi fossi fermato a vedere quello che mi spettava di diritto, sarebbe iniziata una lotta tipo Tobruck, una battaglia che io non avevo nessuna voglia di combattere. Allora ho detto: “Salvo la pelle e la professione e me ne frego del resto”.
D.: Tra l’altro, se non sbaglio, avevi realizzato delle cose per la televisione …
R.: No, non avevo realizzato niente per la televisione: però De Maria mi aveva contattato già molto tempo prima proponendomi di realizzare l’Alan Ford in TV, ma Bunker all’epoca non ne voleva fare nulla. E quando qualcuno mi telefonava in redazione, Secchi rispondeva: “Si, Magnus è qui ma non intende parlare con nessuno”.
D.: A questo punto, secondo te, continuare l’Alan Ford ha una sua funzione logica?
R.: Si, senz’altro quando un fumetto piace è un dovere dell’editore farlo proseguire. Alan Ford come tutti i fumetti ha una mattina, un pomeriggio ed una sera. Secondo me Alan Ford è ancora nella mattina, ma il suo rischio è che diventi la vetrina di alcuni che le hanno già raccontate tutte.
Alan Ford secondo me può continuare a fare qualcosa di sempre valido solo se il Bunker allargherà il discorso. Il vero rischio di Alan Ford è praticamente quello di Topolino, in cui tutti continuano a ripeterne il segno grafico meccanicamente. E allargare il discorso significa infatti trovare la propria via, non continuare a copiare i precursori …
D.: E La Compagnia della Forca?
R.: Era uno strano viaggio tra verità e banalità che andava letto nel suo insieme e che purtroppo non è stato capito perché il meccanismo che muove la storia può sembrare complicato. Io l’ho riletta ed a volte sembra poco divertente: questa dev’essere una delle ragioni dell’insuccesso.
Avevo cominciato a far andare in giro questi personaggi, quando mi sono reso conto che mancava loro un tempo ed una geografia. Purtroppo ho dato loro tempo e geografia troppo tardi, quando anche gli ultimi lettori mi stavano abbandonando. Adesso sto finendo le ultime sei storie che la Edifumetto sta pensando di pubblicare, insieme alle precedenti, in tre o quattro volumetti pocket.
D.: Va bene: altre cose tue?
R.: In seguito saluterò la Edifumetto per avventurarmi presso altre sponde.
D.: Altre sponde nel senso di nuove realizzazioni?
R.: Si, anche: infatti ho in mente delle tavole a colori. Comunque intendevo altre sponde nel senso letterale della parola. Vorrei infatti avventurarmi presso l’editoria straniera. Quella francese, ma anche addirittura quella giapponese. Perché non allargare il discorso oltre continente?

Edited by G.Moeri - 6/12/2020, 14:44
 
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