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In Siberia, quarta di copertina:
La Siberia, terra desolata, di smisurata grandezza e di selvaggia bellezza, con l'apertura dei confini dell'ex Unione Sovietica è diventata territorio accessibile agli stranieri. In questa regione estrema Colin Thubron si è buttato a capofitto, percorrendola con ogni mezzo, sfidando temperature impossibili e macinando qualcosa come 24.000 chilometri. Ha viaggiato sulla mitica Transiberiana; si è spinto in aereo sino al Circolo Polare Artico, nell'ex città-lager di Vorkuta, e ha raggiunto a nord-est la regione della Kolyma, terra dell'oro e dell'uranio, tristemente famosa per i due milioni di vittime sotto la dittatura stalinista. A piedi, zaino in spalla, si è inoltrato nei monti Altaj tra le tombe antiche degli sciiti e ha navigato in piroscafo lungo il fiume Enisej per fermarsi nel piccolo villaggio enzi di Potalovo. Scritto in una prosa limpida ed evocativa, e pervaso da una sottile vena di umorismo, lo straordinario racconto del viaggio di Thubron ci restituisce un quadro indimenticabile di uno dei luoghi più selvaggi e affascinanti del mondo.
Nelle foreste siberiane, quarta di copertina:
Un noto scrittore e viaggiatore ha deciso di lasciare Parigi. Saluta gli amici, la fidanzata, il lavoro e gli impegni. Per sei mesi andrà a vivere in totale isolamento nelle foreste della Siberia, in una capanna di pochi metri sulle sponde del lago più antico del mondo, a 120 chilometri di distanza dal primo villaggio abitato, senza vicini di casa né strade di accesso. Lo attende una solitudine differente da quella del navigatore o dell’alpinista che attraversano paesaggi e scenari: nei boschi ghiacciati l’uomo sta fermo e viaggia dentro se stesso, e la natura si gode lo spettacolo.
Da febbraio a luglio Sylvain Tesson si impone un ritmo preciso. La mattina legge, scrive, fuma, disegna. Seguono cinque lunghe ore dedicate alle faccende domestiche: bisogna tagliare la legna, spalare la neve, preparare le lenze, riparare i danni dell’inverno. La vera sfida di questi sei mesi è scoprire se si riuscirà a resistere. L’ispettore forestale che lo accompagna fin lì è chiaro ed enigmatico allo stesso tempo: «Questo è un posto magnifico per suicidarsi…».
La solitudine può anche rivelarsi fertile. Quando non si ha nessuno a cui esporre i propri pensieri la carta diviene preziosa confidente, e il taccuino compagno fedele. I giorni trascorrono mentre si scruta il lago e la foresta, si pesca per la cena o si beve un bicchiere di vodka dopo una passeggiata tra i monti. Una sedia di fronte alla finestra è un punto di osservazione ideale per cogliere il respiro del mondo, l’inverno, l’arrivo della primavera, ma anche la propria felicità, la disperazione, e finalmente la pace. Perché nell’immobilità della Siberia la vita continua a scorrere, impetuosa ma diversa. Si sente il rumore del tempo, si sta in ascolto della propria metamorfosi.
E poi ci sono i libri, davvero insostituibili. «Chi non ha troppa fiducia nella ricchezza della propria vita interiore deve portarsi dietro dei buoni autori: potrà sempre riempire quel vuoto» sostiene Tesson con ironica consapevolezza. Ecco allora i migliori compagni di viaggio: Truman Capote e il marchese de Sade, Casanova e Il postino suona sempre due volte, il Trattato del ribelle di Jünger e tutte le versioni del Robinson Crusoe, il De rerum natura e Le fantasticherie del passeggiatore solitario di Rousseau. Mentre si fuma e si beve una vodka si può leggere del corpo, dell’amore e del sesso, del pensiero e della perdizione, dell’ascesi e dell’abbrutimento. Forse questa capanna di legno è davvero un paradiso.