Le Grandi Storie: l'opera omnia di Romano Scarpa, Gazzetta dello Sport/Corriere della Sera

"Voglio immaginarmelo così, mentre conosce, ammira, loda i suoi mastri e poi li ripropone, li fa rivivere dando loro nuova sostanza, aprendo per loro nuovi orizzonti espressivi, testimoniando, con la sapienza e la dedizione di una vita, di come una vocazione possa davvero esprimersi nei segni, non solo nei sogni. "
A. Faeti, 1988

Eccolo immortalato un secondo prima di essere scartato dal blister:





In ogni caso, non credo che seguirò per intero questa collana: il fascino della lettura delle sue storie su albi come questi qui sotto rimane unico ed irripetibile.

Onestamente, ogni ristampa/riproposta è importantissima – basta che sia ben fatta.
E, mi duole dirlo, purtroppo raramente queste operazioni sono curate sotto tutti i punti di vista, come spesso il valore dell’opera riproposta richiederebbe.

Ad esempio, la precedente cronologica di Gottfredson, opera veramente eccezionale per la cura redazionale di Boschi, Becattini & Co. era gravata da una colorazione abominevole, da un lettering tipografico freddissimo e dalla solita, onnipresente, pesantissima carta patinata, che onestamente non è adatta per tutto. Al di là di questo, è anche la promozione di simili iniziative che a volte mi lascia perplesso: sembrano sempre realizzate "in fretta", cioé senza una ponderata serie di considerazioni ed una preparazione a monte, data la periodicità e la mole del lavoro da svolgere (dato l’intento "filologico").

In sintesi, credo che il grosso dei problemi stia sempre nel "marketing", non nel lodevolissimo e faticoso lavoro svolto dai curatori, dai grafici, dai redattori, traduttori, etc.

Non capisco perché si cerchi sempre l'occasione per fare polemica gratuita e criticare le opinioni altrui anziché esprimere le proprie idee rispettando quelle degli altri.
Consiglio la sera di leggersi un buono libro anziché rincoglionirsi davanti ai talk show televisivi.
Premesso questo, ho citato i Classici di Walt Disney perché avevo quelle due immagini sottomano ma avrei potuto nominare gli Albi della rosa, Topolino libretto, ecc...
Il concetto non cambia. E' evidente che la componente nostalgica è prevalente nei perversi meccanismi della mente di un collezionista, questo è inconfutabile.
E' altrettanto vero che certe sensazioni emotive, oniriche e fantastiche sono collegate alle prime volte in cui abbiamo letto quegli episodi.
Ricordo perfettamente il brivido che provai nel momento in cui Topolino metteva l'unghia di Kalì nel braccio del grammofono. Ero un bambino e non sapevo chi fosse Scarpa ma l'emozione la ricordo benissimo.
E non facevo neppure caso alla splash page eliminata o alle brutte pagine di raccordo dei Classici di WD.
Ovvio che chi non ha quegli episodi nei propri ricordi resta indifferente a certe rievocazioni o gli dà una valenza diversa. In ogni caso, non ci vedo nulla di riduttivo o di limitato.
L'opera su Scarpa è sicuramente encomiabile e rilevante. Personalmente, mi limiterò ad acquistare solo i volumi che contengono storie che non ho in altra sede (è probabile che ce ne siano in tutti i volumi!) per un motivo di coerenza con il mio modo di collezionare che tende a privilegiare le prime edizioni rispetto a ristampe magari più accurate e complete.

Sono assolutamente d’accordo con quel che dici, però forse non c'è sempre volontà di "fare polemica gratuita"): spesso le critiche (se autentiche sono sempre utili) non sono argomentate.

Il discorso che sollevi è molto rilevante: la prima edizione ha poco a che vedere con la "filologia", che viene comunque a posteriori, ed è assai rilevante tenerla sempre in considerazione quando si ripropongono o si ristampano i lavori.
A me l’effetto che ti fece l’Unghia lo ha fatto, enormemente, la prima lettura di storie come "I Gamberi in Salmì", "La Collana Chirikawa" e "L’Imperatore della Calidornia. Che per scelta ho letto quando avevo 17-18 anni procurandomi le prime edizioni, o comunque i classici prima serie.

Su Perego non mi esprimo perché è fin troppo bistrattato, penso che le tavole di raccordo fossero una buona idea, specie quando il collegamento tra le storie era ben pensato e non artificioso.


Odore a parte, la carta patinata (che pure lei un odore ce l'ha), come altri tipi di carta, è adattissima per certe opere che sono state disegnate, colorate e pensate già sapendo che sarebbero state valorizzate dalle sue caratteristiche. Come tutte le cose, è una questione anche di contesto, e di materiali specifici più o meno adatti: spero che gli editori arrivino a capirlo.