Next one:
La Farfalla Assassina
RW Goen, ottobre 2015 - aprile 2019 (7 numeri)
Serie dalla grafica molto elegante: brossurati in b/n con sovraccoperta, venduti indifferentemente in edicola e in fumetteria/libreria. La pubblicazione è stata molto diluita, all'interno della collana
Memai Collection, di cui costituisce i numeri 15, 17, 18, 20, 22, 30, 33.
La serie, ambientata nel Giappone del XVII secolo, ha come protagonista la "cacciatrice di samurai smarriti", la bella Ocho, che si nasconde dietro l'identità della prostituta Kocho. In questa "veste" (precaria e opzionale...) lavora in una casa di tolleranza a Edo, ma in segreto è dedita a scovare ed eliminare i guerrieri rimasti senza padrone, che nel nuovo ordine politico costituiscono delle mine vaganti per il potere costituito.
Con queste premesse, vi lascio immaginare la porcellata che un
mangaka dozzinale avrebbe potuto tirare fuori. Invece la sua autrice
Yuka Nagate (non a caso donna) ne fa un racconto serio, ben fatto, di gran classe.
Classe che traspare dalle belle copertine:
Oltre al
fanservice pecoreccio, ci vengono risparmiati duelli interminabili quanto improbabili, tipici dei manga di bassa lega, mentre è sempre molto interessante la storia della protagonista e degli antagonisti. Non ci sono buoni e cattivi, o meglio i cosiddetti "cattivi" sono a loro volta personaggi travolti dagli accadimenti e che - in parte per sorte, in parte per scelta - si sono trovati dalla parte sbagliata al momento sbagliato. Chi è abituato alla favola del buono che sconfigge i malvagi rimane più o meno spiazzato.
Ma la parte che più colpisce (noi lettori occidentali, almeno) è la saga finale, in cui la nostra ninja deve sventare un complotto ai danni dell'imperatore da parte della setta dei
Kurishitan. Questa oscura congrega, in cui convivono adepti ingenui e individui senza scrupoli, non sono altro che i cristiani, come suggerisce la fonetica del nome.
Il cristianesimo in Giappone non riuscì ad attecchire, e i missionari lì inviati fecero una brutta fine: consiglio la visione del bel film di Martin Scorsese,
Silence, che ne racconta la triste storia.
A parte la vicenda più tragica, il film lascia la stessa situazione di spaesamento di questo fumetto: noi siamo abituati alla parabola di redenzione di un cristianesimo che dalle persecuzioni romane è uscito rafforzato fino alla vittoria finale sui pagani, e oggi permea la nostra politica, il nostro paesaggio, la nostra cultura, la nostra stessa
forma mentis, volenti o nolenti. Ci siamo immersi totalmente come un babà nel rhum, scusate l'accostamento.
Vedere i cristiani rappresentati come una delle tante sette esistenti, per di più esotica (come doveva apparire alla gente nei primissimi anni dopo Cristo, e ai giapponesi del Milleseicento), fa lo stesso effetto di vedere la propria madre come un'estranea conosciuta per la prima volta oggi, non so se mi spiego. Eppure una buona parte dell'umanità è così che li vede, ma ci è difficile rendercene conto.
E qui la forma del racconto si salda con il contenuto: senza il tema "cristiano" del bene che vince sul male, quasi tutti i nostri fumetti (ma anche film e buona parte dei romanzi) non sarebbero come li conosciamo. Sarebbero, appunto, come questo manga, espressione "dal profondo" di una cultura molto diversa.
Chiedo scusa se sono stato noioso, comunque il fumetto non lo è.