CITAZIONE (wolp @ 13/1/2024, 10:16)
Il concetto che dovrebbe passare è il seguente: una volta capito che il prezzo pagato sta in un range di ragionevolezza, il collezionista dovrebbe accentrare l'attenzione sulla propria soddisfazione personale.
Io faccio anche di peggio.
Per capirci: possiedo in collezione oggetti che ho (spesso consapevolmente) pagato ben oltre il valore che avrebbero se fossero messi sul mercato. Sono contento di averli acquisiti? Sì. Li ho pagati cari? Sì, ma non mi interessa il denaro virtualmente buttato a mare perché sono contento di averli.
Proprio recentemente ho pagato 3k un oggetto che stimavo 1.5k a mercato.
In termini finanziari ci rimetto virtualmente metà della cifra spesa ma ne sono consapevole e non mi pesa perché quell'oggetto lo volevo e lo ho ottenuto. Punto.
Questa è essenza del collezionismo pure secondo me.
In pratica tutto si riassume in due cose.
La prima è che ogni collezionista è diverso e queste diversità possono essere anche abissali. Differenze di esigenze, di importanza attribuita al materiale collezionato, di periodi, di esborso di soldi che uno vuol fare, può fare o è disposto a fare a seconda delle situazioni che possono pararsi davanti, e tantissime altre sfaccettature .
La seconda è che quando un collezionista acquista un albo pagandolo secondo la sua idea (vedi quanto scritto sopra) o anche non secondo l’idea che aveva, lo mette in collezione e sente soddisfazione questo va sempre bene, ha vinto.
Sia che l’albo sia stato pagato la metà o il doppio del “prezzo di mercato “(che per vario materiale nemmeno esiste ), sia che sia stato un affare o un prezzo alto.
Detto questo , per l’essenza stessa del collezionismo, non si può pensare che il proprio modo di collezionare sia quello universalmente giusto. È quello giusto per lui, e tanto basta, non si può pretendere che sia quello giusto per tutti.
Una volta preso atto di questo si vive certo meglio 😃