Visto ieri.
Considerando che ci sono andato di lunedi pomeriggio e nello stesso spettacolo c'erano altre 17 persone (quasi tutti over 50), è probabile che l'esperimento cinematografico abbia dato i suoi riscontri in termini di affluenza. Sicuramente durante gli spettacoli serali ci saranno più spettatori (almeno prima dell'obbligo del tampone).
Ma veniamo al dunque: sinceramente non so se consigliarvelo...
Diciamo che per apprezzarlo un minimo (e sottolineo
minimo) occorre essere non solo dei gran appassionati delle prime storie del personaggio, ma anche essere dei cultori del cinema di genere anni 60/70 dove il fascino del film risiedeva in gran parte nelle musiche e nella fotografia.
Considerate che io mi rispecchio in entrambe le definizioni e in più ho potuto beneficiare del bonus di vedere molte scene girate nella città in cui vivo (proprio a Bologna).
Ciò nonostante ne sono uscito piuttosto deluso. Anche se non completamente.
Figuriamoci la reazione che potrebbe avere un giovane spettatore che non ha mai letto il fumetto.
I Manetti hanno avuto l'ambizione (e forse la presunzione) di presentarci un film molto fedele al fumetto originale del 1963, quindi con tutte le ingenuità e i paradossi narrativi del periodo.
Le differenze sostanziali rispetto al fumetto originale sono:
- nel film Diabolik viene a conoscenza del luogo dove eva nasconde il diamante rosa fingendosi Ginko e chiedendo la sua collaborazione.
Nel fumetto mi pare che apprenda tutto attraverso una registrazione.
- nel fumetto il primo bacio tra i due avviene durante il primo incontro.
Nel film durante il secondo. (nel primo si sfiorano soltanto)
- nel fumetto viene corrotto un secondino per fare uscire momentaneamente D. dalla cella. Nel film invece Eva ricatta psicologicamente il procuratore della giustizia stesso, che poi verrà ghigliottinato al posto di D.
- nel film lo scambio tra diabolik e il procuratore (il bravo Alessandro Roja) avviene direttamente nella cella. Nel fumetto, invece, dentro un capannone esterno.
Su carta certe trovate al limite del ridicolo funzionavano cinquant'anni fa, ma oggi è impensabile pretendere che uno spettatore non si annoi di fronte a scene tipo montagne che si aprono o botole che si sollevano dall'asfalto su strade urbane. A meno che, come dicevo prima, questi non sia un amante del vintage a tutto tondo.
Il film decolla solo nel secondo tempo, dove la storia originale è stata ampliata con una vicenda extra-fumetto, direttamente collegabile alla storia principale, ma nuova e abbastanza coinvolgente.
Si vedono i due protagonisti impegnatiti in furto molto difficile e girato con una certa bravura e maestria. In questo i registi devo dire che hanno centrato l'obiettivo e sono riusciti a far si che anche lo spettatore medio non esca dalla sala totalmente annoiato.
Veniamo alla recitazione: i comprimari sono risultati decisamente più credibili dei protagonisti. Molto bravi Alessandro Roja, Serena Rossi, Vanessa Scalera e Caludia Gerini (sfruttata poco purtroppo).
A malapena accettabile Valerio Mastandrea nei panni di Ginko e assolutamente improponibili Miriam Leone e Luca Marinelli.
Miriam si salva grazie a qualche centinaio di inquadrature seducenti e ravvicinate che la rendono più incantevole che mai
ma il povero Marinelli, nonostante una notevole prestanza fisica, appare troppo ingessato e per niente credibile.
La maniacalità con la quale i registi hanno voluto ricreare l'atmosfera del n.3 originale non ha pagato in termini cinematografici. Capisco che Diabolik era glaciale, inespressivo e di poche parole, ma quando si esagera si esagera.
Il doppiaggio poi è qualcosa di imperdonabile. Non so se sono le loro voci reali o se sono stati doppiati. In entrambi i casi il risultato è veramente imbarazzante.
Le uniche note di merito le riservo alle musiche in generale e alla fotografia tipicamente italiana che donano un certo fascino a tutto il film.
Se avete in mente di prendere il dvd/BR evitate pure la spesa del cinema. Se invece volete lasciarvi andare a un esperienza decisamente anacronistica, provate pure a vederlo, ma senza troppe pretese.
Infine: per chi è curioso di sapere se i Manetti sono riusciti a superare il grandissimo maestro Bava.
la risposta è no purtroppo. Vedremo i prossimi due film.
Giocandosi tutte le loro carte sull'atmosfera i fratelli non possono che uscirne sconfitti, nessun regista italiano di oggi potrà mai eguagliare il grande Mario.
Volete sapere chi merita il premio della "Eva Kant" più bella del cinema?
Una bella parità tra la Leone e la Mell.
Attendo altri riscontri se vi va.
Buona visione a tutti.