| Piccola (ma non troppo) digressione rispetto ad un episodio non tra i più piacevoli.
Mi avvicino all’espositore di un noto commerciante lucchese e chiedo di poter visionare alcuni fumetti. Mi dice di aspettare perché un altro collezionista li sta valutando prima di comprarli. Attendo circa quindici minuti, com’è giusto che sia, fino a che il cliente non se ne va.
Quando è il mio turno, inizio ad estrarre i fumetti appena dal contenitore, senza sbustarli, per una valutazione di massima. Li estraggo (non del tutto) e li reinserisco, semplicemente, lasciando tutto in ordine e mantenendo la sequenza. Inizia a chiedermi quali numeri in particolare cercassi. Rispondo che per adesso ho una mancolista ampia, e che dovrei migliorarne molti. Dopo circa dieci minuti, ripetendo questa ricerca, senza sbustare, con il solo fine di memorizzare i fumetti di potenziale interesse e avendo cura di verificare che altri clienti non fossero in attesa, sento nuovamente chiedermi di esporre quali fossero i numeri che cercavo. Fino a che, testuale “però così non va bene, li guardi tutti, quindi basta, tanto sono tutti belli e non ha senso”, invitandomi ad andarmene, irritato.
Non dettaglio il breve scambio di opinioni che ha fatto seguito, civile come da mia abitudine, ma non c’è dubbio che non mi riavvicinerò a quell’espositore, per gioia sua e mia. Lo invito, se ne ha piacere, a scrivere la sua versione dei fatti, che comunque si sono svolti proprio così, e a spiegare come si possa concepire una condotta simile.
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