Berserk : omaggio a Kentaro Miura

Questa parte - a ben guardare niente affatto breve - del viaggio di Gatsu verso l'isola di Skellig, si svolge nella città portuale di Vritannis. A me è sempre piaciuta moltissimo sia per la nuova immersione in un ambiente "civile" (diciamo così) che per i vari combattimenti, ultimo ma non ultimo quello in cui il protagonista si allea temporaneamente con uno dei suoi arcinemici: Zodd il Nosferatu.
Va sottolineato come la figura di Farnese continui ad evolvere e migliorare e lo stretto legame che ormai c'è tra Gatsu e compagni. Sono una famiglia e se in futuro ne perderemo anche solo uno, sarà davvero tragico. Chissà che progetti aveva al riguardo il compianto Miura. Kōji Mori potrà anche seguire gli appunti dell'amico, ma temo sarà impossibile per lui replicare quei deliziosi momenti di ilarità data da personaggi minori eppure importanti come la nuova aggiunta al gruppo: Magnifico. Un tizio che all'inizio sembrava doversi fare odiare, si è invece rivelato un'ottima "spalla" per Pak e Isidoro. Trattasi del fratello di Farnese e quindi appartenente alla famiglia Vandimion che in pratica è la casata dei Medici di Berserk.

Disegni ormai a livello cosmico.

Questa fase di Berserk è caratterizzata dalla divisione in due scenari ben distinti: da una parte seguiamo il viaggio per mare di Gatsu e compagni, finalmente salpati alla volta dell'isola degli elfi, dall'altra c'è la riconquista da parte di Grifis delle Midlands. Il condottiero che tutti credono uno splendido salvatore ma che in realtà - non va mai dimenticato - è uno spietato demone, sconfigge l'imperatore dei Kushan e dal quel momento il già flebile confine tra realtà e la dimensione degli spiriti sparisce. Le creature magiche invadono il mondo umano e il fumetto diventa un fantasy al 100%.
Era questo l'obiettivo di Miura fin dal principio? Chissà, io credo che si tratti di un'evoluzione non programmata dall'autore ma in essa non vi sono pecche. Tutto scorre magnificamente in una trama che senza dubbio ha tra i suoi punti di forza la gestione dei personaggi. Oltre al protagonista e al suo antagonista, è il modo in cui il destino dei comprimari viene intrecciato che entusiasma il lettore. Chi avrebbe mai immaginato che Rickert, Erika, Luka, Daiba e Shilat si sarebbero incontrati e avrebbero fatto squadra? Chapeau!

I nostri giungono sull'isola di Skellig e con l'aiuto della regina degli elfi riescono infine a far recuperare la ragione A Caska. Merito soprattutto di Shilke e Farnese che si immergono nella psiche della fanciulla e ne ricompongono l'anima in un lungo viaggio onirico. Purtroppo, come aveva predetto lo zio teschio, tornare in sé significa anche far tornare i brutti ricordi...

"Che nostalgia, mi sembra passato un secolo...Bé almeno vent'anni..."

Con una frase pronunciata da Pak, l'autore, mischiando autoironia e forse anche un po' di autocritica, anticipa i pensieri del lettore che da così tanto tempo attendeva i momenti narrati in questo albo.

La permanenza sull'isola regala giorni lieti ai protagonisti e conferme. Quelli che erano forti sospetti ora sono certezze: Gatsu e lo zio teschio sono accomunati da un percorso simile mentre il bambino delle notti di luna piena è Grifis.

Col senno di poi, pensando a quanto in più si sarebbe potuto raccontare negli ultimi anni con l'apporto e la supervisione diretta di Miura, avrei accettato volentieri che a disegnare fossero stati altri in una produzione più all'occidentale che alla giapponese di questo fumetto seriale (stile Marvel o Bonelli).
Così tanti personaggi secondari meriterebbero un approfondimento! Al solo Cavaliere del Teschio e alla precedente Mano di Dio (Zodd sarà nato da essa?) sarebbe dovuto essere dedicato un flashback lunghissimo.