CITAZIONE (il sassaroli @ 26/11/2017, 09:56)
Confesso: sono uno degli assassini dell'Editoriale Corno!
Oggi ho 50 anni e come moltissimi della mia generazione ho abbandonato completamente i fumetti attorno al 1980. Con la preadolescenza erano arrivati anche nuovi passatempi: le televisioni locali stavano crescendo di numero e ci proponevano programmi straordinari (su Telepadova trasmettevano Jeeg), arrivavano i primi computer (il Vic 20, il Commodor 64, lo ZX spectrum), data l'età eravamo più liberi di uscire di casa, di giocare con amici scelti da noi e non dai nostri genitori, insomma il nostro mondo stava cambiando e cambiavano anche i nostri interessi.
I super eroi corno non erano più nei nostri interessi, come non lo erano più i Disney, Tex e Zagor, il corriere dei ragazzi o (nel mio caso) il messaggero dei ragazzi.
Né il Secchi né la Raspino avrebbero potuto fare alcunché per riportarci, all'inizio degli anni 80, ai supereroi. Disney e Bonelli avevano uno zoccolo duro di adulti e un ricambio generazionale a proteggerli, ma l'Editoriale Corno non poteva contare né sugli adulti né sulla nuova generazione di bambini. I primi perché mai avevano letto fumetti Marvel, i secondi perché già sottratti alla lettura dalla TV.
Dopo pochissimi anni, con l'adolescenza vera e propria sarebbe tornato in noi l'interesse per i fumetti e che universo ci aspettava! La familiare Disney cui aveva aspettati, a Tex e Zagor si era aggiunto Martin Mystere (e dopo poco sarebbe arrivato Dylan Dog), ma soprattutto con Comic Art, l'Eternauta, Corto Maltese, Linus, aprivamo gli occhi sul fumetto d'autore, sulla B.D. sul fumetto sudamericano.
Avremmo avuto un occhio di riguardo per i nostri vecchi amici in calzamaglia dell'Editoriale Corno, ma ci guardavano intorno e non c'erano più.
Fortunatamente si stava per aprire il Rinascimento Americano e noi eravamo pronti ad accoglierlo. Unica assente proprio l'Editoriale Corno. Ad ammazzarla era stata la nostra distrazione.
A dire il vero, per quanto mi riguarda, no. Io ne ho 48. Il boom degli anime televisivi è avvenuto a cavallo tra il 1976 ed il 1978 (e ne fui molto appassionato, ma da bambino), e io ho iniziato proprio in quegli anni a leggere anche la Marvel. Direi anzi che il 1980-81 ha segnato proprio il momento di maturazione della mia passione per i personaggi e per il concetto stesso alla base della Marvel Age.
Se dopo il Settimanale dell’Uomo Ragno si fossero in qualche modo rialzati, dubito proprio che avrei abbandonato del tutto.
Certo, come ogni passione ed interesse, anche la lettura ha i suoi tempi e i suoi cicli: per anni ho letto poco Disney, riprendendo appunto negli stessi anni in cui si consolidava la riproposta Marvel da parte della Star Comics e degli altri editori nostrani (e qui si aprirebbe una riflessione, ma esula dall’argomento).
Il “rinascimento americano”, in senso stretto, al suo arrivo in Italia non mi ha fatto gran effetto, proprio perché, avendo ripreso con grande passione dal 1987 con la Star, già nel 1989 decisi di sospendere via via con le edizioni italiane e di leggere in lingua originale, come già avevo iniziato sporadicamente a fare dal 1986 circa (con quel che trovavo).
Insomma, direi che c'è sempre una concomitanza di fattori, e per tutti è diversa. La qualità altalenante della Marvel anni 1980 e il declino successivo certo non hanno aiutato. I film stanno lì a dimostrare che si può trasformare un importante fenomeno come è stata la Marvel Age in un fenomeno di consumo ben più superficiale, facendo derivare da esso, sostanzialmente, un altro prodotto.
Per quanto mi riguarda, la recente “Secret Wars”, del tutto priva di senso, ha probabilmente fatto calare, dopo tanto languere, una pietra tombale (in modo pressoché definitivo) su quello che era il cuore, l’intuizione più intima, strutturale, “ontologica” della Marvel Age, già colpita a morte da tanto tempo.
Se sta bene a Stan Lee, sta bene anche a me. Ma nessuno può costringermi ad amare un simile "nonsense".