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| Giusto un paio di considerazioni senza giudicare nessuno:
1) La guerra è sempre terribile e quando ti capita di andare a morire da qualche parte lontano dal tuo paese è una cosa che accetti più per i tuoi compagni di armi che per l'ideale di base che si è andato a perdere in una latrina nel campo d'addestramento. La strizza ti fa andare avanti, il cervello è annebbiato dalla paura e sai per certo che ogni respiro è solo un secondo in più di vita, che potrebbe finire appena un istante dopo. Ci sono persone che accettano tutto questo e altre che cercano questa situazione addirittura arruolandosi volontariamente. Poi ci sono tante altre persone che, invece, non lo accettano; non accettano di poter morire in uno schiocco di dita e non accettano di ammazzare a sangue freddo degli sconosciuti. Sia da una parte che dall'altra è sempre la paura il sentimento predominante e ti può portare o ad andare incontro ad essa o a fuggire.
2) Sfido chiunque a conoscere per l'esattezza le motivazioni che spinsero Bonelli, nel '43, a disertare; di certo nessuno era lì con lui e di certo nessuno può averlo guardato negli occhi mentre prendeva quella decisione. Non è possibile giudicare senza sapere. Che sia un eroe o uno che se l'è fatta sotto, non è in questa sede che vi è dato sapere. E, in fin dei conti, che importanza può avere? Davvero stiamo discutendo sulla decisione che un uomo prese per sé stesso nel 1943?
3) Impariamo a saper scindere l'uomo dalla sua figura professionale. Mozart era un genio ma chi lo sa se toccava i culi delle donzelle e ruttava in faccia agli attori durante le prove delle sue opere? Fosse vero, la magnificenza della musica di Mozart cambierebbe? Bonelli può essere stato un eroe o un codardo, ma non vedo alcun nesso tra la sua "presunta" condotta e la bellezza dei fumetti che ha pubblicato.
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