Ho finito di rileggere "Le due torri".
Premetto sempre che io adoro la trilogia di Peter Jackson e voglio proprio vedere se qualcuno un giorno riuscirà a superarlo o avrà anche solo il coraggio di trasporre di nuovo al cinema Il Signore degli Anelli. Tuttavia bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e il libro, offrendo molto più spazio a diverse situazioni, le rende senza dubbio migliori.
E' più chiaro quanto accade a Gandalf dopo averlo dato per perso a Moria.
E' assai più godibile il rincontrarsi degli amici a Isengard e più apprezzabile in generale tutta la parte riservata agli Ent, compresa battaglia, sebbene nel film la loro avanzata verso la torre sia comunque uno dei momenti più epici.
Bello anche il confronto tra Gandalf e un ormai circondato Saruman, con il primo che si dimostra potente, sprezzante e sarcastico ben più di quanto non lo sia Ian McKellen nella scena della versione estesa. Ma solo perché il bravissimo attore britannico non ha avuto lo spazio necessario e nemmeno Christopher Lee purtroppo. Peccato, ma non sarebbe bastata un'esalogia per inserire ogni cosa.
Un punto a favore di Peter Jackson su Tolkien è però la battaglia al fosso di Helm, secondo me. Sebbene la consideri avvincente e spettacolare meno della metà di quella presso Minas Tirith, la versione cinematografica la reputo più coinvolgente rispetto a quella scritta.
Tornando ai personaggi, bisogna sottolineare alcune importanti differenze, come ad esempio Aragorn che ci tiene eccome al suo lignaggio, invece di essere uno che quasi bisogna forzare ad accettare l'eredità che ha alle spalle. E poi giustizia per Faramir, che mai una volta nel libro è tentato dall'anello, dimostrando grande nobiltà e facendo un figurone nei capitoli in cui compare. Giustizia anche per l'amicizia, anzi la bromance tra Frodo e Sam, che mai vacilla. Tolkien, quando viaggia "in compagnia" degli hobbit in spazi aperti, ricomincia a descrivere ogni cosa che vede, sia essa pianta, roccia o ruscello. Tuttavia quando si concentra sui due compagni allora si supera. Il loro affrontare insieme la tana di Shelob genera più tensione rispetto al film, così come fanno più presa il momento di calma in cui immaginano il futuro libro che potrebbe essere scritto e l'apparente morte di Frodo.
Infine due parole su dama Éowyn, che all'incirca è quanto essa stessa dica.
Mi pare infatti che pronunci una frase sola o quasi, poi non è che le dicano "In cucina, donna!" però la sbolognano via in fretta.
Théoden, al momento di partire per il fosso di Helm, nemmeno la calcola. Se non glielo suggerivano gli altri di lasciarle il comando, lui da solo non ci avrebbe pensato.
"Sire, ci sarebbe Éowyn, che siccome non ha niente da fare..."
"Ah, già! E vabbè!"
Addio a Ian Holm. Non sembra ma sono trascorsi una ventina di anni da quella sua prima interpretazione di Bilbo. Negli ultimi mesi l'ho rivisto in Alien e in The Day After Tomorrow.
Mi sono imbattutto per caso anche in una particina che recita nel film "I banditi del tempo" di Terry Gilliam dove interpreta un buffo Napoleone.
La Terra di Mezzo descritta da Mauro Boselli: