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| In relazione alle immagini dei falò sopra postate c’è da sottolineare che anche in Italia il fumetto non ha avuto vita facile. Dopo le censure del regime fascista ben documentate nell'ottimo “Eccetto Topolino”, nel dopoguerra il fumetto è stato attaccato sia dalla Chiesa che dai due principali partiti dell’epoca, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista. I parlamentari DC Maria Federici e Giovan Battista Migliori, nel 1951, presentarono una proposta di legge con l’obiettivo di introdurre un controllo preventivo sulla diffusione dei fumetti in quanto accusati di esaltare e proporre un modo di vita basato sulla violenza, sull’adulterio, sul nudismo e sul delitto. Parallelamente Togliatti e la Jotti non solo vedevano nei fumetti l’apologia dell’America capitalista e gangsteristica, ma condannavano il fumetto in quanto tale, sostenendo che anche quando non si ispirava a episodi di violenza, impediva ai ragazzi di sviluppare il ragionamento e la logica. Povero fumetto, odiato, osteggiato, attaccato e vilipeso dalle autorità.
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