Qualche anno fa, forse qualcuno ricorderà del mio lungo intervento dopo aver letto Sarajevo Tango e Fax da Sarajevo.
Queste letture mi avevano colpito moltissimo, oltre a queste avevo cercato di capire la storia e gli accadimenti che avevano portato all'assedio di questa città.
La sua storia mi era entrata dentro con una grande emozione, e un giorno dissi a mio marito: "Io devo andare a Sarajevo... “, lui mi guardò e mi disse. “ Cosa?! ”
Tanto sapevo che mi avrebbe seguito...
L'anno scorso organizzai il viaggio, ma la sera prima della partenza mi venne la febbre abbastanza alta, comprensibilmente non si poteva partire ed ero quasi disperata dovendo rimandare tutto ad altro momento...ma pochi giorni fa, finalmente, ho potuto compiere questo viaggio
Appena l'aereo è atterrato e ho visto la scritta: “Aeroporto di Sarajevo”, l' emozione è stata fortissima, subito mi son ricordata del tunnel che passava lì sotto e che aveva permesso a molta gente di sopravvivere all'assedio, e del quale oggi hanno mantenuto visitabili solo una ventina di metri.
Mentre il taxi ci portava al nostro albergo la storia ci veniva incontro, se si visita questa città non ci si può sottrarre alla sua storia.
Le facciate di molte case sono ancora crivellate dalle mitragliatrici o dai colpi di mortaio, alcune case sono ancora distrutte, ma vengono lasciate così come monito, per ricordare.
La cosa più sconvolgente è che tutto quello che Kubert aveva rappresentato nelle sue tavole con grande intensità,
lo stavo percependo lì, in prima persona, ricordandomi di quando Erwin Rustemagic, protagonista della storia e veramente esistito, imbottiva la sua macchina di fumetti per cercare di sottrarsi al fuoco dei famigerati cecchini.
Così come mi sono ricordata di lui quando ho visto l'Hotel Holiday Inn che è stato uno dei simboli della Sarajevo in guerra, con la sua facciata rivolta verso le colline dominate dai Serbi, e dove Erwin era stato diverse volte per cercare qualcuno che potesse aiutare lui e la sua famiglia.
Ma Sarajevo non è solo questo, è anche allegria, gioventù che riempie i locali, l'antico quartiere Ottomano ricco di fascino con le case di legno e le distese di tavolini dove si fuma il narghilè.
Ma spero soprattutto che l' attuale e pacifica convivenza della cosmopolita popolazione bosniaca, possa continuare per sempre.
Siamo ritornati ieri sera, e mentre mio marito mi ripeteva di come gli fosse piaciuto il viaggio per moltissimi aspetti, io di rimando gli ho detto: “ Vedrai l'anno prossimo dove ti porto...”
Edited by Isabella de Frissac - 1/5/2019, 22:15